DIARIO DI BORDO #1: "L'APPRODO"

16 Luglio 2024



“Ma cos’è poi la vita? La si può ancora chiamare vita senza il piacere?”

Sono stata a lungo sommersa dalle limpide acque di un mare antico, popolata da numerose creature marine.
Ora, scoperta e nuda, giaccio esposta al sole che mi asciuga e mi arroventa. Polverosa, non più teatro delle danze leggiadre di creature acquatiche, sono deserta. Di tanto in tanto il verso di qualche uccello che mi sorvola rompe il silenzio e un cane, unica forma di vita, gironzola fra le mie alture e le mie valli. Sono segnata dai venti e dalle acque che modellano la mia docile sostanza. Sono duttile materia nelle sapienti mani della Natura.
Oggi un insolito evento ha turbato la mia quiete. Una nave misteriosa si è incagliata in queste argille…una nave che sembra aver solcato molti mari e affrontato molte tempeste, una nave foriera di sorprese.
La prima a fare capolino una fanciulla dai lunghi capelli fulvi che, timidamente e malcerta sulle gambe, scende dalla nave e poggia i suoi piedi nudi sulla mia superficie. Probabilmente è la sentinella, colei che ha mi ha avvistata per prima.
Alla spicciolata compaiono altri individui…forse sono in otto o forse dieci. Sì, ecco… ne scorgo un altro.
Lentamente si allontanano dalla nave, sperimentano la durezza del suolo prima sotto i piedi e poi con tutto il corpo, stendendosi su di me , accarezzandomi per sentire la mia stabilità. Ma io sono solida argilla e questo sembra trasmettere loro fiducia e coraggio. Si muovono, non ancora ben piantati sulle gambe, ed esplorano il territorio. Risate scomposte, urla ferine, strani versi…sembra che il contatto con la terra abbia ridato loro vigore. Chi scalcia nel vuoto, chi cammina carponi quasi a voler sentire meglio il contatto con la terra, chi giace a pancia sotto, abbracciato a uno sperone di calanco. Qualcuno intona un canto, una melodia dolce e malinconica. Altre voci si uniscono e la melodia si diffonde nell’aria. Uno dimena la testa, come fosse cullato dal canto. Corpi che ondeggiano e sembrano fluttuare, mentre il sole si avvia al tramonto.
“Ma cos’hanno i bambini per indurci a baciarli?” Risate scomposte… “Che cosa se non la grazia che viene dalla completa assenza di senno?” Saltelli, volteggi nell’aria che comincia a imbrunire. Una donna si arrampica su un’altura e sembra felice, come se avesse avvistato qualcosa di bello e comincia a battere le mani. A turno, guadagnano la stessa altura e ciascuno sembra vedere qualcosa di diverso, di unico, forse il riflesso dei propri desideri… “Ma cos’è poi la vita? La si può ancora chiamare vita senza il piacere?” e riprende il canto, simile a un lamento che degenera in urla ferine. Ciascuno comincia a tessere una danza solitaria, ma improvvisamente i corpi si intrecciano e sembrano esprimere una gioia fanciullesca.
Un uomo barbuto e solitario rimane in disparte, osserva tutto in lontananza…intanto cala la notte…

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